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Sarcopenia ed età alla base della fragilità del paziente anziano
La "fragilità" può essere considerata una vera e propria sindrome clinica nella popolazione anziana che può comportare elevati rischi come risultato di cattive condizioni di salute, aumento delle disabilità e delle ospedalizzazioni.
In generale, secondo le Linee guida sulla Fragilità nell'anziano, con fragilità si intende uno stato biologico età-dipendente caratterizzato da una ridotta resistenza agli stress, dovuta a un declino costante e cumulativo di più sistemi fisiologici (1) e correlato a comorbidità, disabilità, rischio di ospedalizzazione e mortalità (2).
Indipendentemente dalla definizione, il concetto di fragilità è comunque ritenuto clinicamente utile dalla maggior parte delle professioni socio-sanitarie (Medici, Infermieri, Psicologi, Assistenti Sociali) (3) in quanto ha avuto il merito di contribuire a spostare l’ottica da un approccio centrato sulla malattia/organo ad una visione più globale incentrata sulla salute del paziente, soprattutto se anziano, in tutti i suoi diversi aspetti fisici e psicologici (4).
Caratteristica principale dell'anziano fragile è la vulnerabilità latente con possibile perdita delle sue capacità di adattative. La ricerca scientifica si è recentemente focalizzata sui fattori determinanti della fragilità: stati infiammatori cronici, deficit ormonali, presenza di telomeri accorciati in seguito a cambiamento dell'espressione genetica, perdita della capacità di adattamento di fronte a fattori stressanti.
Tratto da Linee guida sulla Fragilità nell'anziano (update 2015)